C'è una
sorta di precisa chirurgia nella scrittura di Luciano Mazziotta, sia che si
tratti di sue produzioni, sia che si tratti di critica su scritture altrui. Non
sarà certo un caso che Luciano si sia dedicato, nei suoi anni universitari,
allo studio di testi antichi circa il rapporto tra medicina e filosofia.
Mazziotta, classe 1984, che ha esordito nel 2009 con "Città biografiche" (ed. Zona) è un classicista ma ha
assorbito nel tempo tutta una serie di imprescindibili presenze novecentesche,
virando più verso schemi, stili (e linee) sperimentali ma conoscendo anche
l'opposto di questi, in un lavoro costante e densissimo. Se nel suo libro
d'esordio spiccava una propensione alla decodificazione del linguaggio, alla
sua destrutturazione e ricomposizione secondo linee e significati sghembi,
mettendo a punto virate e ricomposizioni illuminanti e - a tratti - anche
stranianti, negli ultimi testi (pubblicati anche su Nazione Indiana) la "nuova" ricerca si
snoda attraverso un linguaggio più piano, decisamente rappacificato con i
segnali esterni, dunque solidissimo, ma affonda poi (e questo è il punto
estremamente interessante) in una dimensione di segni all'apparenza
impercettibili, fischi e inciampi, strutture-dietro-le-strutture che
costituiscono il mondo sommerso col quale fare i conti dal mondo emerso. Il
godibile testo in prosa - a corredo del suo inedito, Promemoria (da "Previsioni e lapsus") - che
mi ha mandato parla da sé, spiega benissimo il senso di questa mia brevissima
incursione nelle sue intenzioni.
Promemoria
...e dei lapsus, che farne dei lapsus?
un tuo ciclo vitale, è per perdere il filo,
per riprendere fiato e iniziare
da un indizio non valutato.
La linea si spezza: è naturale si spezzi.
la memoria è geometrica, la storia è
compatta, compatto è l'asfalto:
non ci sono buche né vuoti.
Gli edifici non ammettono fughe
né pause, se pausa è un salto tra tempi,
da un ordine ordinario a un atto involontario:
come quando ti chiamo col nome
cui vagamente pensavo e diventi
proiezione casuale di una faccia
che niente ha a che fare con l'originale.
Sì, ma dei lapsus, quanti lapsus
avremo tutt'al più formato un ricordo,
una vaga sensazione di memoria -
come quel rumore intermittente
della freccia avvertito in dormiveglia
dopo un lungo tratto di autostrada.
Risvegliarsi è avere scelta: uscire
tombini e sostare.
Non sono eventi ma dati,
interferenze che tessono
un tappeto di dettagli marginali
al di sotto della microstoria:
sbadigli distrazioni impulsi
o scarti
necessari:
come le parole
dette giornalmente in modo compulsivo:
tu inciampi su reperti pentole cucchiai
io ti scrivo.
Piccola nota giornaliera.
Nel De
memoria et reminiscentia Arisotele sostiene che ogni nostra prassi, ogni
nostra azione resta "impressa", quasi come un corpuscolo, nella
nostra mente, trasformandosi col tempo in quello strano fenomeno chiamato
"ricordo". Non so a cosa si riferisca Aristotele in questo passo ma
so benissimo che le nostre azioni sono in grande percentuale non volontarie né
tanto meno eclatanti. Muoviamo braccia, diciamo parole a caso, e agiamo molto
più spesso senza alcuna consapevolezza. Il cuore è un muscolo involontario e le
ciglia sbattono quasi di nascosto. Per non parlare degli starnuti, del respiro
di cui sappiamo dire qualcosa solo quando manca. Queste azioni non esistono
eppure è la loro somma che crea una vita.
La linearità della memoria coatta non permette scivolamenti: e per questo bisogna
interrogarsi tra l'immenso vuoto che separa Memoria e memoria. La maiuscola non
è di poco conto. Un sistema condiviso come la Memoria non può che procedere per
approssimazione, non può che non escludere dal suo sistema ciò che il sistema
stesso ha definito "trascurabile".
Ho voluto per un giorno oppormi a questa forma di anamnesi malata ma diffusa. Ho cercato
di trascurare i mirabilia approssimati. Ho comprato un taccuino e ho deciso di
annotare tutto ciò che componeva la mia giornata: un totale di 159 sbadigli, 97
stiracchiamenti, indefiniti movimenti delle mani che si aggirano intorno ai
30-40 per secondo. Ho mangiato più di tre volte ma purtroppo non sono riuscito
a contare tutte le volte che ho sbattuto le ciglia. Ho chiamato una persona con
un altro nome per 5 volte, pur non pensando all'altro nome, forse per una
strana coincidenza che tra un morso alle labbra e un passo è diventata
significante. A fine giornata ero così stanco, tanto stanco che mi sembrava di
aver abitato un'altra dimensione: avrei ricordato per tutta la vita i miei
sbadigli di quel 13 Maggio 2011. Avrei ricordato quante volte ho scrocchiato le
dita e quante chiamate ho ricevuto: 2 in totale più una chiamata senza risposta
(in questo mi sono aiutato, certo, con la memoria del mio cellulare). La mia
giornata si era iscritta nella storia perché avevo fatto qualcosa di così tanto
strano: pensare di aver fatto altro per fare tutto il resto, e soprattutto ricordare
più l'altro che il resto.
L. Mazziotta
Luciano
Mazziotta è nato a Palermo nel 1984. Specializzato in Scienze dell’antichità
con una tesi in Testi greci filosofici e scientifici sul rapporto tra medicina
e filosofia. Tra il 2006 e il 2008 ha vissuto tra Palermo ed Amburgo, città
conosciuta nel 2006 nei panni di studente Erasmus. Nel 2009 ha pubblicato la
sua prima silloge di poesie Città biografiche per la casa editrice Zona. Suoi testi sono stati
pubblicati sui blog "Nazione Indiana", “La dimora del tempo sospeso”,
“Via delle belle donne”, "Absolutepoetry", "Imperfetta
Ellisse" e "Poetarum silva" di cui è anche redattore. Ha curato
la Prefazione del volume miscellaneo che raccoglie i testi dei redattori
di Poetarum Silva (Samizdat 2010). Nel Dicembre 2010 suoi testi sono
stati inclusi nel 21° numero della rivista internazionale di letteratura “Poeti
e poesia” diretta da Elio Pecora. Ha partecipato a readings ed eventi letterari
di rilievo nazionale quali “La bellezza e la rovina” tenutosi a Palermo nel
luglio 2010, il V° festival internazionale di poesia di Caltagirone, l'incontro
sulla poesia contemporanea "A che punto del discorso. Poeti italiani di
oggi" tenutosi a Pisa nel Maggio 2011 e "La notte della poesia. Il
rito della luce" di Castelbuono. Da Marzo a Settembre 2011 ha vissuto a Berlino
qualità di Post-Graduate Student presso la Humboldt Universitaet zu Berlin. Ora
vive a Palermo in attesa di un'illuminazione.